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LA FASE PI? ANTICA DELLA MONETAZIONE ROMANA: LA MONETA FUSA |
1 - Aes rude e aes signatum |
Nell?Italia centro-settentionale dal Neolitico fin in epoca storica sono di frequente riscontro ?ripostigli metallici?, ovvero accatastamenti di oggetti di bronzo di varia natura, messi da parte come tesaurizzazione, deposito di fonderia o deposito votivo. I ripostigli sono composti da oggetti finiti (vanghe, falci, asce), pani di rame frammentati ma anche integri.
Cadoret bronze hoard (Inghilterra) costituito da 178 pezzi metallici di rame forgiato e grezzo.
Tali depositi dimostrano come nell?economia dell?Italia centro settentrionale, cui manca l?argento ma abbondano ferro e rame, la riserva di valore ? costituita essenzialmente dal rame, in frammenti o gi? fuso in oggetti d?uso quotidiano. In questi contesti si osservano dei frammenti informi (denominati seguendo Plinio aes rude) di peso variabile provenienti dalla frammentazione di pani maggiori. All?aes rude ? attribuita la funzione di mezzo di scambio nei rapporti commerciali, quindi la funzione di premoneta. Ogni scambio andava chiaramente regolato pesando con una bilancia i singoli pezzi di rame fino alla misura prefissata.
Aes rude 11 gr Aes rude contromarcato
Aes rude 33 gr
Frammenti di rame, riconducibili a aes rude sono stati trovati come obolo di Caronte in sepolture Villanoviane dal IX al III secolo aC. L?aes rude proviene forse da pani quadrangolari di rame che, inizialmente informi, sono poi caratterizzati dalla presenza di una raffigurazione detta ?ramo secco?. Questi pani quadrangolari di rame, sempre seguendo Plinio, sono denominati aes signatum. Le zone principali di produzione e di circolazione del ramo secco sono l?Emilia e i territori etruschi compresa Populonia. Si ? sostenuto che il disegno schematico del ramo secco avessero lo scopo pratico di invogliare la frammentazione in parti definite, anche se l?obliquit? delle linee certamente non aiuta a spezzettarlo.
La datazione dell?aes signatum si ? avvalsa del ritrovamento presso il Santuario di Demetra a Bitalemi (Gela) di un frammento di ramo secco databile con certezza tra il 570 e il 540 aC. Queste osservazioni archeologiche sono confermate dalla lettura di un famoso passo di Plinio:
"Servius rex primus signavit aes. antea rudi usos Romae Timaeus tradit. Signatum est nota Pecutvm, unde et pecunia appellata."
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Il re Servio Tullio per primo impresse il rame. Prima, come racconta Timeo, era in uso il rame grezzo. Il sigillo impresso rappresentava una pecora, da qui la moneta venne chiamata pecunia. |
Il passo di Plinio suggerisce che a Roma, non diversamente dalle altre citt? etrusche dell?Italia centrale, si usasse rame a peso in pezzi informi (aes rude). A Servio Tullio (Re dal 578 al 534), riformatore della societ? romana, ? attribuito il merito di contrassegnare il rame, cio? di produrre aes signatum. Ci? si sposa con i ritrovamenti di Bitalemi attribuibili al medesimo periodo. L?aes signatum non ebbe mai ruolo reale negli scambi commerciali al minuto, dato il suo peso (dai 1200 ai 1800 gr) ma piuttosto quello di riserva di valore o deposito in attesa di fusione o frammentazione. Oltre al ramo secco, furono fusi pani raffiguranti elefante, toro, due galli, anfora, tridente, Pegaso. Sfugge finora il ritrovamento di un aes signatum ?nota pecudum? come riferito da Plinio, ma il fatto che non sia stato ritrovato non significa che non sia esistito. La produzione di aes signatum avvenne fin nel III secolo.
Due esemplari di Aes signatum "ramo secco"
Aes signatum: elefante e scrofa; toro (frammento); caduceo, tridente, ancora.
La variabilit? del peso dell?aes rude e signatum costringeva a pesate per ogni contrattazione, mentre il riferimento ad un sistema di pesi fisso avrebbe risparmiato questa fatica. Del resto era lampante l?esempio fornito dai mercati costieri dove presso le colonie greche, da secoli, erano in uso comode monete d?argento che facilitavano i commerci. Certamente monete straniere, didracme delle vicine citt?, come Neapolis o Tarentum, circolavano gi? a Roma e sopperivano alla mancanza di una moneta vera e propria.
La tradizione secolare del lingotto di rame ebbe una svolta quando anche a Roma, verso la fine del IV secolo, si decise di produrre un sistema articolato in frazioni fisse, contrassegnate ognuna da segni di valore e da tipi che ne garantissero bont? e peso. Nacque l?aes grave, la prima moneta propriamente detta adottata nella citt? capitolina. E? incontestabile per? che l?adozione della moneta moneta a Roma avvenne con un consistente ritardo rispetto alle altre citt? del mondo classico.
2 - Il sistema monetario dell?aes grave |
A Roma la prima moneta propriamente detta fu quindi l?asse librale (aes grave = asse pesante). Esso assumeva la forma della moneta come la conosciamo adesso, mantenendo alcuni tratti ?primitivi? come il modulo imponente dei nominali maggiori e la tecnica peculiare adottata per produrlo, la fusione. Il sistema duodecimale dell?aes grave era articolato nel seguente modo:
Nominale |
Segno del valore |
Peso teorico |
Valore |
ASSE |
I |
272 g |
1 |
SEMIS |
S |
136 g |
1/2 |
TRIENTE |
???? |
90 g |
1/3 |
QUADRANTE |
??? |
68 g |
1/4 |
SESTANTE |
?? |
45 g |
1/6 |
ONCIA |
? |
22 g |
1/12 |
SEMIONCIA |
Σ |
11 g |
1/24 |
Il sistema prevedeva anche dei multipli, prodotti in modo discontinuo e forse solo temporaneamente in attesa di successive fusioni in pezzi pi? maneggevoli.
Nominale |
Segno del valore |
Peso teorico |
Valore |
DUPONDIO |
II |
. |
2 |
TRESSIS |
III |
. |
3 |
QUINCUSSIS |
V |
. |
5 |
DECUSSIS |
X |
. |
10 |
LA SERIE DELLA PRORA |
Asse Giano barbuto / prora navis
Semis Giove a sin / prora
Triente Minerva elmata a sin / prora; Quadrante Ercole a sin con pelle leonina / prora
Sestante Mercurio / prora ; Oncia Roma (o Bellona) / prora |
(NB in questa serie la semioncia manca)
3 - Pesi e riduzioni ponderali |
La libbra era l'unit? ponderale, propria del mondo italico sulla quale si basava anche il sistema monetario. A seconda delle diverse aree geografiche la libbra aveva valore diverso: la libbra adriatica doveva raggiungere gr. 450, quella latina gr. 273 e quella romana gr. 327. Assistiamo quindi ad emissioni di aes grave di peso differente. Il sistema dell?aes grave ? basato appunto sulla libbra (o asse) . Quest?ultima ? costituita da 12 once e ciascuna oncia da 24 scrupoli. Un calcolo di Mommsen stimava il peso teorico della libbra latina in in 272 gr. Tale calcolo purtroppo ? inconciliabile con i pesi effettivi che sono talvolta molto maggiori. E? stata postulata quindi la presenza di una libbra romana di 327 gr, che giustifichi le emissioni pi? pesanti.
La realt? dei manufatti a noi noti ? che le prime serie di assi hanno dei pesi che vanno dai 327 gr (Giano/Mercurio) a 334 gr (Apollo / Apollo) . Altre serie, non necessariamente cronologicamente successive (Testa di Roma / testa di Roma ; Testa di Roma / ruota) presentano invece un peso significativamente inferiore, intorno ai 265-270 gr, compatibile con il peso della libbra proposto da Mommsen. La serie pi? rappresentate e forse la pi? abbondante numericamente (Giano barbuto / Prora navis) presenta un asse di 268 gr come media.
A complicare la ricostruzione delle emissioni enee della Roma antica ? la constatazione che gradatamente la libbra and? perdendo peso, ovvero svalutandosi. La svalutazione dell?asse consentiva ampi risparmi allo stato e dovette essere associata ad episodi contingenti piuttosto gravi. Se ? difficile collocare temporalmente le emissioni dell?aes grave, risulta quasi impossibile collocare esattamente le sue riduzioni. Dato che ogni Autore ha stilato degli schemi diversi, ognuno confacente alla sua teoria, per necessit? di spazio qui riportiamo solo le riduzioni ponderali riportate dalla teoria tradizionalista.
Evento |
Cronologia |
Note |
Emissione dell?asse |
338-335 |
. |
Riduzione semilibrale |
286 |
. |
Riduzione sestantale |
268 |
(contemporanea all?emissione del denario) |
Riduzione onciale |
217-216 |
(Lex Flaminia con ritariffazione del denario a 16 assi) |
Riduzione semionciale |
89 |
(Lex Papiria) |
Asse semilibrale Giano/ Prora (103 gr)
Queste date sono ipotetiche ma confortate dalla lettura del passo di Plinio, fortemente criticato da altri. Gli autori anglosassoni (Crawford), coerenti con la postdatazione di tutte le emissioni bronzee comprimono il processo di svalutazione dell?aes grave in un periodo ristrettissimo (pochi anni) nel corso della II guerra punica.
3b - I temi trattati |
Quando a Roma si fuse l?aes grave, l?antica religione romana era gi? sul viale del tramonto. Le influenze greche avevano gi? imposto anche a Roma gli D?i dell?olimpo e la mitologia greca. Testimonianza sono le divinit? raffigurate sulle prime monete: i dioscuri, Pegaso, Apollo, Minerva, Giove. Unico degli antichi Dei immanenti fu Giano, divinit? dei passaggi, protettore della porta di casa, e per estensione, della citt?. A Giano ? dedicata una serie memorabile che sarebbe perdurata, pur con continue riduzioni, fino alla fine della repubblica. Gli altri temi testimoniano una realt? agreste di estrema semplicit?: la conchiglia, il delfino, il cavallo, la ruota, il chicco di grano (prosperit?), il cinghiale (la caccia), il fulmine, l?astragalo (il gioco), la mano aperta, la ghianda. La novit? giunse con la prora navis, simbolo delle nuove ambizioni espansionistiche della citt? laziale. Compare infine la personificazione di Roma in elmo frigio, rappresentata come amazzone guerriera.
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Alcune delle tematiche affrontate sulle prime monete fuse: conchiglia, astragalo, mano aperta, chicchi di grano, Pegaso in volo.
A
seconda dei pesi e dei tipi presentati dalle monete, si possono individuare una
serie di emissioni successive. Un netto degrado stilistico con tipi trascurati e
quasi stilizzati si osserva a partire dalla riduzione semilibrale.
Serie librale |
Peso medio dell?asse |
Giano imberbe / Mercurio |
327 gr |
Apollo / Apollo |
334 gr |
Testa di Roma / Testa di Roma |
265 gr |
Testa di Roma / Ruota |
270 gr |
Giano imberbe / Testa di Mercurio (con simbolo falcetto) |
272 gr |
Apollo / Apollo (simbolo ghianda) |
284 gr |
Testa di Roma / Testa di Roma (Simbolo clava) |
266 gr |
Giano barbuto / prora navis |
268 gr |
Minerva / toro |
279 gr |
Serie semilibrale |
Peso medio dell?asse |
Giano barbuto /prora navis |
132 gr |
Asse serie Apollo/ Apollo ; Asse serie Mercurio /Giano imberbe
Asse serie Testa di Roma / Testa di Roma ; Semis serie della ruota: Toro cozzante a sin / Ruota a sei raggi |
4 - L?aes grave: la tecnica della fusione |
Sia l?aes signatum che l?aes grave erano ottenuti colando rame fuso in stampi. La tecnica della fusione presentava indubbi vantaggi: era molto spiccia, non richiedeva mano d?opera altamente specializzata e permetteva di saltare la fase preparatoria della preparazione dei tondelli, molto lunga. D?altro canto le monete fuse presentavano altrettanti svantaggi: le monete avevano pesi molto variabili, presentavano dei rilievi attenuati e poco chiari ed erano facilmente falsificabili. Inoltre risultava impossibile, una volta raffreddata la moneta, correggere eventuali sproporzioni nel peso. La scelta di questa singolare tecnica, indubbiamente un po? primitiva, risiede nel fatto che nominali di grosse dimensioni (una o pi? libbre) non sono ottenibili con la tecnica della coniazione. Inoltre crediamo che lo spirito pragmatico dei romani prediligesse una produzione semplice, priva di fronzoli, per cos? dire ?virile?.
Valve per stampi in verticale
L?aes signatum era fuso in stampi singoli. L?aes grave invece in stampi multipli. Questi ultimi potevano possedere forme diverse. Il modello pi? semplice consisteva in due valve da unire entro cui colava il metallo fuso in forme sovrapposte verticalmente una sull?altra, in modo che il metallo fuso riempisse tutti gli stampi passando da adeguati canaletti tra forma e forma. Lo stampo era tenuto verticale, il rame fuso colato dall?alto, attraversava tutti gli stampi riempiendoli tutti partendo da quello pi? basso. Una volta raffreddato il metallo, i pezzi venivano staccati l?uno dall?altro con delle cesoie. Il segno tangibile di questa tecnica ? la presenza di due codoli di fusione a 180? sul bordo della moneta: uno per l?ingresso del metallo fuso, l?altro per la sua fuoriuscita fino al riempimento. Spesso queste troncature sono grezze e deturpano il bordo della moneta.
Aes rimasto attaccato al grappolo di fusione (da Haberlin) Grappolo di fusione (Marocco 1263 dC)
Un altro metodo prevedeva uno stampo a grappolo, cui gli stampi erano attaccati come i chicchi nel graspo d?uva. In tal caso si osserva un solo codolo di fusione nella moneta.
Gli stampi, riutilizzabili molte volte, erano realizzati in pietra tenera (arenaria) o in terracotta. Lo stampo in terracotta, ben pi? facile da modellare, poteva bruciarsi a seguito del succedesi delle fusioni, smangiare le asperit? e produrre monete sovrappeso. D?altro canto, stampi in terracotta prodotti usando un?altra moneta come stampo, producevano monete costantemente sottopeso, dato il fenomeno fisico di riduzione di volume del metallo nel passaggio dallo stato fluido a quello solido. Capitava anche che le due valve dello stampo non combaciassero perfettamente e che quindi la moneta risultasse di due met? sfasate, non perfettamente giustapposte. Data la metodica di produzione, non raramente si vedono sulla superficie delle monete forellini riferibili a bollicine rimaste intrappolate nel rame fuso.
I tratti delle monete fuse sono grossolani, privi di dettagli ma non di fascino. I rilievi, specie nei nominali di maggior peso, molto alti. Nel complesso si tratta di monete imponenti, fatte per impressionare, il logico corollario alla austera cultura della Roma repubblicana. La tecnica della fusione fu usata anche per le tessere plumbee di et? imperiale, prodotte in stampi in creta refrattaria.
I rilievi importanti di un asse fuso: ci troviamo Giano di fronte |
Una bollicina d'aria intrappolata nel rame fuso sulla superficie di una moneta
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Sfasatura
dovuta a non perfetto allineamento delle due valve.
Codolo di fusione: questa moneta doveva occupare il primo posto in una serie di stampi verticali. L'ombelicatura testimonia la riduzione di volume avvenuta nel raffreddamento del rame fuso.
Queste due monete (Trienti Fulmine / Delfino) presentano una deturpante mancanza di materiale in corrispondenza del codolo di fusione
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